Un graffio di stella

Un grosso cannone spara Margit nel cielo. Lei sorvola le bocche spalancate del pubblico, traccia la parabola di un ipotetico arcobaleno e cade nella rete qualche metro più in là. Applausi.

 

Sulle pareti della roulotte ho appeso fotografie di noi giovani a Seghedino e quelle della lunga tournée in Russia del 2009: aiutano Margit a ricordare chi è lei, cosa fa, chi sono io. Ci sono anche foto di quando Margit era ancora una trapezista, la più bella del gruppo acrobatico del circo. Mi ero innamorato soprattutto della sua capacità di decorare il vuoto, di ingannare le cadute, dei suoi muscoli tesi contro la forza di gravità. Non riesco a immaginare cosa abbia trovato in un clown mediocre come me.

 

Nei momenti duri che seguirono il nostro matrimonio fui poco più che una comparsa: non avevo le risorse per salvare me stesso, né chi avrebbe meritato il mio aiuto. Entravo in pista con le solite gag da clown: ricevevo e distribuivo bastonate, inciampavo e cadevo a terra, prendevo torte in faccia, il pubblico si sbellicava, applaudiva e quello era l'unico momento in cui potevo piangere senza che nessuno ci facesse caso, perché da un clown un po' di tristezza te l'aspetti sempre. Ma per Margit era tutto più difficile. Si manifestarono le prime amnesie e la bulimia. Le difficoltà della vita si accumularono addosso al corpo di Margit rendendolo pesante e ostacolando ogni minima acrobazia. Nonostante tutto lei oggi continua a sfidare la gravità, reclamando la sua appartenenza a un concetto nobile di leggerezza. La donna cannone è l'unica alternativa possibile.

 

Il neurologo che visitò Margit usò un sacco di parole difficili: encefalo, sistema limbico, perdita di memoria selettiva o dissociativa. In sostanza escluse patologie gravi del cervello, riconducendo le cause dell'amnesia al lutto che avevamo affrontato. Forse proprio perché anche la memoria ha un peso specifico, Margit ogni notte dimentica il passato.