Lentamente la bruttezza, proprio come fa la natura avvinghiando gli edifici abbandonati tra arbusti ed erbacce, si è ripresa il proprio spazio, ha ristabilito i confini tra me e gli altri. La solitudine è tornata protagonista dei miei giorni.
Il titolare dell’azienda delle pulizie è stato così gentile da assumermi di nuovo dopo diversi anni di pausa. Ha detto: «Sapevo che prima o poi saresti tornato. Per me va bene, sei un bravo ragazzo. Comincia dall’ultimo piano.»
Ho ripreso a spazzolare a fondo i corridoi di linoleum. Chilometri e chilometri di linoleum. È una sorta di esercizio zen con il quale mi libero dall’ansia e dai brutti pensieri. Ormai ho l’impressione che le cose siano sempre andate così, come se la parentesi del successo sia stata solo un sogno.
Per molti mesi sono rimasto senza auto. Ho comprato da poco una vecchia Seat Ibiza usata. Nel tempo libero raggiungo le sponde dei laghi, mi piace passeggiare a contatto con la natura, vicino all’acqua. Cammino per ore.
Stavo spazzolando il corridoio di linoleum quando si è aperta all’improvviso una porta, è uscito il tizio della pubblicità, mi ha riconosciuto, ha detto: «Ah, sei tu! Che ci fai qui?»
«Ci lavoro. Come tanto tempo fa.»
«Puoi entrare un momento per favore?»
Mi sono avvicinato alla scrivania, lui con la punta della scarpa lucida ha indicato una chiazza sul pavimento: «Qui deve essere caduto il caffè o qualcosa di appiccicoso. Puoi pulire per cortesia? Domani devo ricevere dei clienti.»
«Certamente!» ho detto.
La grossa finestra dell’ufficio inquadrava un punto della città che si abbandonava al tramonto. È quello il momento in cui i cartelloni pubblicitari, con la stessa spavalderia del pavone che apre la coda, accendono i neon e si insinuano nei destini dei passanti.