Tanto spazio vuoto amplifica la solitudine. Ho una mansarda in Via Millelire, la condivido con tre studenti e sto una favola!»
«Vivi con degli studenti?»
«Beh sì! Ma hai capito la battuta? Sto... una favola!»
Avrei voluto farla ridere un po', però mi sono sentito sciocco e la seriosità di Giulia ha prosciugato ogni traccia di ilarità sul mio volto.
«Principe, mi stai dicendo che sei uno spiantato!»
«Ripeto, Giulia, sono come tu mi immagini. E poi dai, non sono proprio uno spiantato! Diciamo che ora punto all'essenziale, senza sprechi.»
«E sei solo al mondo?»
«No! Ho una sorella.»
«Una principessa?»
«Eh no! Mia sorella è la fatina dei denti.»
«La fatina dei denti?»
«Sì, non a caso ho questo bel sorriso!»
Ho digrignato i denti mostrando la mia perfetta dentatura. Un sorriso forzato, come quello della pubblicità del dentifricio che illuminava il via vai della piazza.
«Principe, non prenderla a male, ma sai, ti immaginavo diverso.»
Ho preso la mano di Giulia, le ho detto: «E no cara, ripeto: mi vedi proprio come mi immagini. Tu sei una donna delusa, che ha avuto tante brutte esperienze, anche la tua immaginazione è carica di disincanto, e ora devi accettare la realtà.»
«Cosa intendi?»
«Un'ora fa avevi un appuntamento con un uomo e lui non si è presentato. Sei ancora qui ad aspettarlo e parli con me, che non esisto, per ammazzare il tempo. Per consolarti, per aspettare ancora un po', per giustificarlo, forse. Dammi retta, torna a casa, lascialo perdere! Non devi sprecare nemmeno un minuto per lui. Il tempo è tuo!»
Giulia si è asciugata una lacrima, ha abbassato la testa. Ha detto: «Ma almeno questa sera tu mi faresti compagnia? Andiamo a cena insieme!»
«Giulia, cara, io non esisto e non ho nemmeno una carta di credito! Non esiste nemmeno la fatina dei denti! Sono mamma e papà che mettono i soldi sotto al cuscino.»
«Lo so, mica sono scema! Non fa niente se non hai la carta di credito, pago io.»
Questa è una storia di fantasia
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