«Non capisco, principe, chi sei tu davvero? Chi è il principe azzurro?»
«Il principe azzurro, cara Giulia, è il tuo coraggio. È il rispetto per te stessa. Il coraggio anche di restare sola, magari per sempre.»
«È terribile quello che dici, e poi mi stai lasciando anche tu?»
«No, in realtà non ti lascio, cara Giulia. Da oggi sarò una tua nuova consapevolezza, e sarò sempre con te.»
Giulia ha sorriso, ha detto: «Sì, vero. Però questa cosa che tu sei il fratello della fatina dei denti un po' fa ridere.»
«Sono felice di vederti ridere,» ho detto toccandole la spalla, «ma in realtà i denti contano molto in questa storia, non solo per i sorrisi. Ricordi quando eri bambina e ti dondolavano i denti? Ricordi il terrore di strapparli via? Ricordi quanto coraggio era necessario? Un dente che dondola è il primo insegnamento che la vita impartisce sulla necessità di strappare via gli amori malati, per ritornare a masticare i giorni e la vita. La fatina dei denti premia questo tipo di coraggio.»
«Con i denti era più facile,» ha detto Giulia, «a volte cadevano da soli.»
«Sì, hai ragione, ma so che hai capito.»
«Sì.»
«Comunque dicevo sul serio, stai molto bene con questo vestito.»
«Mah, non so. Comunque grazie!» ha detto spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ha sorriso, si è avvicinata, mi sono dissolto nel suo abbraccio. Mi sono materializzato qualche metro più in là, dietro l'angolo, avevo ancora addosso il suo profumo. Giulia ha barcollato, si è guardata intorno, forse cercava tracce di me, è rimasta immobile per qualche secondo a guardare la pubblicità sul grande schermo luminoso, ha fatto un ampio sospiro e si è allontanata, disperdendosi tra la folla.
«Hai da accendere?» ha detto una voce alle mie spalle. Era una giovane donna, teneva la sigaretta tra le dita.
«No, mi spiace, non fumo.»
«Sei un principe azzurro?»
«Sì sì, il principe azzurro in persona!»
«E non hai un accendino?»
«Eh no, te l'ho detto, non fumo!»