Era una vera professionista.
L'ultima volta che Teresa è stata qui ha chiesto la storia di certi trofei che tengo sulla mensola, ha guardato le foto appese alla parete, ha scoperto che amo i cavalli.
«Sì, è successo proprio così. Sono caduto. Un attimo di distrazione. Era una bellissima giornata di sole. È assurdo a ripensarci.»
«Perché assurdo? È terribile!»
«Di quel giorno ricordo solo una ragazzina che faceva rimbalzare un pallone giallo contro il tronco di un albero. Ero a terra, aspettavamo l'ambulanza, non sentivo già più le gambe e le braccia, contavo i rimbalzi della palla e mi sforzavo di immaginare la felicità di quella ragazzina. Sessantadue rimbalzi. Ho invidiato quella felicità.»
Teresa schivò il mio sguardo, abbassò la testa, si armò di un sorriso, mi guardò di nuovo dritto negli occhi e domandò: «Tu ci credi che possa esistere un altro mondo?»
«Un altro mondo? In che senso?»
«Un altro mondo dove le cose vanno come vorremmo. Un altro mondo dove siamo sempre felici.»
«Non lo so. Forse no. Forse nemmeno mi piacerebbe.»
«Perché no? Dovresti immaginarlo invece. Io prima di addormentarmi ci penso sempre, sai? Mi fa stare bene l'idea di un altro mondo. Mi salva. Mi salva ogni notte.»
Qualche giorno fa mamma è rientrata a casa e con particolare trepidazione mi ha mostrato una lettera: «’Ndovina ‘n po'?»
«Che c'è? Una multa?»
«Ma no! È l'ASL, pa'a ragazza che chiedevamo. Forse avemo risorto! Ce vole ancora ‘n po’ de pazienza, ma se stanno a move. Sei contento?»
Non ho risposto e per scacciare via i pensieri ho ripassato una a una tutte le cose che so di Teresa: Teresa ha un gatto che si chiama Napoleone; Teresa ama le caramelle al limone; Teresa era brava a scuola; Teresa ama le canzoni di Claudio Baglioni; Teresa ha un abito rosso che indossa quando è felice; Teresa ha visto per la prima volta il mare a quindici anni; Teresa...
Papà mi guardava di traverso.
«Che c’è?» ho domandato.