«Fijo mio, nun ce pensà a quella, lascia sta', damme retta. 'Na soluzione pe' 'r pisello te l'ho trovata, ma pe' 'r core nun te posso fà gnente, credime.»
Si è intromessa mamma: «Perché nu scrivi 'n'email a Paola, eh? A quella je piacevi!»
«Paola chi?»
«Quella do'o stabilimento, a Ladispoli! È tanto 'na brava ragazza!»
«Mamma, Paola era solo gentile!»
«Ma se te chiedeva sempre se volevi er gelato?»
«Ci credo, è suo il bar!»
«Damme retta, scrivije! Dije che l’estate prossima tornamo e che te farebbe piacere rivedella.»
Cedendo all’insistenza ho passato un’ora a dettare la mail a mamma, lei mi ha suggerito come apparire galante e seduttivo, ha corretto un sacco di frasi perché diceva che le mie erano da fregnone. Paola penserà che sono un idiota, spero tanto di non incontrarla mai più.
Di Teresa non ho avuto più notizie. Anche ieri papà ha portato a casa un’altra ragazza, una che è stata il tempo necessario, una che fa sesso cronometrato e che mette il preservativo all'anima. Un'altra professionista.
«Papà, davvero non c’è Teresa?»
«E certo!» ha risposto senza guardarmi in faccia. «Te sembro uno che dice cazzate?»
«Papà, ma come è possibile?»
«Che cosa?»
«Come è possibile che sia sparita così? Hai chiesto alle altre?»
«Che te devo dì? Sarà tornata ar paese suo, che ne so?»
Sul tardi ho chiesto a papà di mettermi davanti alla portafinestra. Sono rimasto lì un paio di ore a osservare il panorama che si abbandonava alla sera, fino a quando non è arrivato Aldo. Ho pregato Aldo di aumentare leggermente la dose di antidolorifico, desideravo essere stordito, mi ha detto che non poteva. Aldo mi ha aiutato con gli esercizi di fisioterapia, ha rimesso a posto il letto e prima che uscisse gli ho chiesto di spegnere la luce. Al buio ho cercato sollievo pensando che prima o poi papà avrebbe riportato qui Teresa. Intanto avrei potuto incontrarla in quell'altro mondo che lei immagina ogni sera prima di addormentarsi. Certo.