Anche perché le persone intelligenti soffrono se nessuno nota la loro intelligenza, anche se questo le rende un po’ stupide. Sono come le persone belle al buio, la bellezza non gli serve a niente. Al buio. E insomma, ero di nuovo al bancone con questa gente che mi parla dei problemi del mondo. L’acqua della mia testa è diventata torbida, quasi all’istante, e il pesce rosso non riusciva più a respirare. L’uomo davanti a me continuava a parlare. Sono scoppiato a piangere, ho detto: «Mi è morto il pesce! Scusate!» e sono scappato in bagno. Ho sentito qualcuno alle mie spalle che rideva.

La cosa assurda è che, quando sono tornato a casa, era morto pure Tom. Il pesce rosso vero, quello che nuotava nell’acqua limpida. Come se Tom fosse entrato in simbiosi con il pensiero che avevo in testa. Avevo dimenticato ancora una volta di dargli da mangiare. Sempre perché mi dispiaceva intorbidire l’acqua. Sono stupido, ma già l’ho detto. Si capisce anche da queste cose quando uno è stupido. Tom l’ho trovato che galleggiava a pelo d’acqua, steso su un fianco. Sono sempre così delicati i pesci rossi e hanno sempre funerali così tristi. Come quello di Tom, celebrato nel vortice dello sciacquone. I pesci rossi sono delicati, come i migliori pensieri. Vanno via come niente.

 

Mi tormentava vedere la sfera d’acqua vuota. Era vuota la mia testa, ci sentivo dentro solo acqua torbida. Saranno state le nove di sera. Il negozio di animali era chiuso. Dove avrei potuto comprare un altro pesce rosso? Mi sono ricordato del Luna Park. Ho camminato di fretta, ho attraversato strade buie, marciapiedi stretti, il vapore del mio fiato si colorava con le luci delle insegne, seguivo sulla distanza le luci del semaforo, lì avrei dovuto girare a sinistra. Poca gente per strada, solo un vecchio che portava a spasso il cane. Poi il bagliore del Luna Park.

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