Su niente.
Ieri ho cambiato l'acqua al pesce rosso e sono rimasto a guardare i suoi giri infiniti nel perimetro di vetro. Ecco, ho pensato, vorrei che la mia mente fosse limpida come quest'acqua e vorrei un pensiero rosso e brillante come questo pesce. Un unico pensiero, piacevole, un pensiero che mi gira nella testa senza fine, che scompone la luce del sole in un mosaico di squame brillanti. Sono uscito da casa convincendomi che la mia testa fosse una palla di vetro piena d’acqua. Ci ho buttato dentro una nostalgia che nuotava in tondo, senza fine. Questa vecchia nostalgia è il mio pesce rosso. Mi conforta, è tutto quello per cui vivrei.
Mamma lo sapeva che sono stupido e quando me ne lamentavo, mi accarezzava e diceva: «L'intelligenza non è necessariamente una virtù.»
Non ho mai capito cosa volesse intendere, ma ogni volta ripenso a quella frase e sto meglio. Non per il significato della frase, ma perché la frase mi ricorda la carezza. Però un po’ ci ho pensato e ho capito, forse. O forse no. Non ho mai capito niente delle cose. Niente. Quando qualcuno mi spiega qualcosa, qualunque cosa, non riesco a comprenderla. Già a scuola era così. La matematica, per esempio. Tutti quei numeri sulla lavagna, quegli strani segni, per me non hanno più significato dei frammenti di un vaso caduto a terra e andato in frantumi. Non saprei come rimetterli insieme tutti quei pezzi. Non ne comprendo il senso. Non mi importa niente, soprattutto. Sì, perché se una cosa mi interessa, la capisco. Come è successo per le nutrie. C’è un fosso vicino casa e lì ci sono le nutrie. So tutto sulle nutrie. Ma lo tengo per me. Le nutrie sono animali fantastici.
Sembrare intelligente è utile, o forse no. Dipende chi hai davanti. Le persone intelligenti, che lo sono davvero, pretendono di parlare con persone intelligenti almeno quanto loro, altrimenti si sentono sprecate.
Questa è una storia di fantasia
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