Einstein

Sembrare intelligente è faticoso, o forse è più giusto dire impegnativo, un po’ come ritirare la pancia per sembrare più magro. Ho imparato da bambino a sembrare intelligente: basta tacere e fare un sorriso quando qualcuno ti dice qualcosa che non capisci. Se sorridi, la persona intelligente davanti a te crede che anche tu sia intelligente e che tu sia rimasto colpito dalla sua intelligenza, dalla sua affermazione. La persona intelligente penserà: «Ah, vedi che sorride? Accidenti, ho detto una cosa davvero intelligente a questo qua. Ora lo sa che sono intelligente. Che bello essere intelligente!»

Sì, pensa qualcosa del genere. Se resti serio o, peggio ancora, serioso, tutto questo non succede, e sembri stupido. Ad esempio, puoi non capire una battuta, ma se capisci che si tratta di una battuta, allora accennare un mezzo sorriso è perfetto. Il mezzo sorriso fa credere che tu sì, l’hai capita la battuta, ma che la tua intelligenza avrebbe potuto partorirne una ancora più divertente. È questo che spiazza gli intelligenti! Una risata troppo fragorosa potrebbe dargli eccessivo vantaggio.

 

Al bar dove lavoro qualcuno si siede al bancone, gli verso da bere, quello mi racconta cose, sorrido, quello continua a parlare. Vengono tutti da me. Il capo mi dà una pacca sulla spalla e dice: «I clienti amano farsi servire da te, perché capiscono che sei un ragazzo intelligente!» e torna ad asciugare i bicchieri con lo straccio. Ma in realtà non capisco niente di quello che mi dicono i clienti. Ci sono quelli che mi parlano di politica, di società, di meccanica, di religione. La gente riesce a trovare argomenti assurdi. La gente riesce parlare di tutto. La gente riesce a polemizzare su tutto. Alla fine prendo una pausa e vado in bagno a piangere. Devo liberarmi di tutte le scorie di intelligenza che mi piovono addosso, da ogni parte. Dovrebbe esistere il diritto di essere stupidi, il diritto di non avere niente da dire, il diritto di non avere opinioni.