Le famiglie non fanno che occultare solitudini. Non potremo farci più niente, pà. Metterò i modellini al sicuro dal maltempo, li depositerò nel ripostiglio del giardino insieme agli altri. I tuoi aeromodelli non voleranno mai, le tue navi resteranno senza vele. Le cose andranno proprio così, pa'.
Altri 140 chilometri, andata e ritorno, da Roma a L'Aquila, da L'Aquila a Roma, all'infinito. Mi convincerò che tu sia proprio quella strada, quarant'anni di asfalto e curve. La mia infanzia è rimasta nei tornanti, la mia adolescenza sulle salite, la storia della nostra famiglia è scivolata nei dirupi e si è dispersa tra i rami fitti delle pinete. Rivedrò le nostre sagome mute in un'utilitaria, io annidato nel sedile posteriore nell'alcova di valigie e cuscini, tu sempre con la sigaretta accesa e incazzato col mondo, mamma con lo sguardo perso nel vuoto. Lo ricorderò come un eterno viaggio verso l'inferno, pa'.
Altri 140 chilometri e tornerò da te. Trascorrerò la notte nella casa dove hai scelto di vivere dopo il divorzio, lontana dalle nostre radici, lontana da ogni città, la casa dove ci portavi ogni estate per le vacanze, ogni fine settimana, dove io volevo morire, perché non c'era nessuno della mia età, nessuno con cui parlare, giocare, ridere, ma c'erano solo montagne e valli e pecore e strade di paesi tra mura diroccate e giorni che non finivano mai. Lì c'era tutta la solitudine del mondo, pa'. Mi addormenterò tardi. Sarò svegliato da un tonfo nel piano di sotto, correrò giù per le scale, ti troverò spiaggiato sul pavimento, la forza nelle braccia non ti basterà a rialzarti, ti abbraccerò e ti tirerò su di peso. Bestemmierai con la bava alla bocca, puzzerai di intrugli chimici e di piscio, ti pregherò di non vergognarti, lancerai una stampella nel vuoto, bestemmierai ancora e ti abbandonerai al mio abbraccio.