Un sapore amaro mi sale dentro, forse quello delle mille merendine ingurgitate negli ultimi mesi, all'improvviso li odio tutti i miei amici perché forse (lo penso spesso) ripetono che ho una voce bellissima come fosse l'unica cosa bella di me, come a dire che una voce come la mia è proprio una stranezza nella gola di una bruttina come me, che invece dovrebbe essere brutta in tutto, anche nella voce, e poi odio anche la mia voce che per un certo periodo mi ha illusa, mi ha fatto sognare il successo, mi ha addirittura fatto credere che avrei potuto risalire fino al decimo piano di questo bastardo palazzo della vita, e poi invece è stata anche lei una delusione enorme o non so nemmeno più io cosa diavolo sto pensando, questa cosa dei piani mi sta mandando ai matti o forse ho il terrore di essere scesa giù fino al seminterrato, perché può succedere a tutti in qualunque momento di cadere giù, proprio come un ascensore che si rompe e ti precipita al suolo, e così spinta da un impulso avvicino il microfono alla bocca e grido: «La finite, maledizione! Non sono Sarotta, cazzo! Mi chiamo Sara! Non sono Sarotta, sono solo Sara! Sara, è chiaro? Sa-ra! Ficcatevelo in testa... o dove ritenete opportuno. Grazie.»
Il fischio dell'effetto larsen, scatenato dall'incauto movimento del microfono, si asciuga in un silenzio che investe l'intera sala e tutti mi guardano, qualcuno si copre le orecchie, allora faccio un respiro profondo, cedo il microfono al tizio che mette le basi del karaoke, ancora immobile nel gesto che aveva bloccato la musica, e torno a sedermi tra gli amici che mi guardano senza capire: «Va tutto bene?» mi domandano.
«Sì scusate, scusatemi davvero... non volevo.»
Il silenzio si dissolve nelle note di una nuova canzone, il ragazzo appena salito sulla pedana si rivela subito stonato, il mio sfogo è già archiviato nel chiacchiericcio tra i tavoli, stonato è anche il mio animo.