Per tanto tempo, ogni volta che lasciavo la presa dalle parallele per librarmi nell'aria e atterrare perpendicolare sul tappeto, mi ero immaginata leggera come una farfalla, almeno finché mio padre non mi mostrò le riprese del saggio di fine anno, rivelandomi senza volerlo che da Sara cominciavo a trasformarmi in Sarotta e che, soprattutto, ogni mio movimento era privo di grazia. Altro che farfalla! Sembravo uno straccio bagnato lanciato in aria, senza la minima eleganza, un disastro. Ricadevo sguaiata sul tappetino e, stupita dei tiepidi applausi, sollevavo le braccia con un entusiasmo che comprendevo solo io, scomposta – adesso, dopo essermi rivista – come la frattura della mia autostima. Conclusi lì l'esperienza con la ginnastica artistica, proprio quando il mio polpastrello premette il tasto stop del videoregistratore.

In occasione del matrimonio di alcuni parenti, ricco di piatti di alta cucina, scoprii l'unica gioia facilmente accessibile: il cibo, epifania di una possibile alternativa ai piani più alti. Il quinto piano è quello dove si trova un compromesso con le delusioni della vita, dove il cibo riempie il cuore prima dello stomaco, ti accarezza e ti consola con i suoi sapori straordinari e se non puoi avere intorno a te le persone che ami e che, soprattutto, sappiano ricambiare il tuo amore, non è più un problema: ci sono dolci e biscotti e soufflé e pastasciutte e tanti altri piatti squisiti pronti a coccolarti. Nessuno ti coccola come la crema di gianduia o le patatine o gli hamburger o i pasticcini o tutte queste cose messe insieme. Insomma, ecco perché tutti ingrassano, ve lo garantisco, perché il cibo è l'unica gioia facilmente accessibile, una gioia democratica e disponibile quasi a tutti, perché se il ragazzo che ti piace non ti telefona, allora puoi strafogarti con le merendine al cioccolato o quello che preferisci, funziona così.

arrow_back_ios4/7arrow_forward_ios

Questa è una storia di fantasia
© Tutti i diritti sono riservati.

Caricamento commenti...