Iniziamo dalla commedia che, come dicevamo in 1.1.6, è il genere che più spesso ricorre a un vero e proprio saccheggio di plot d'oltreoceano.

Nel 1985, Paul Mazursky rielabora un soggetto francese e realizza Su e giù per Beverly Hills (Down and Out in Beverly Hills), tratto dal noto Boudu salvato dalle acque (Boudu sauvé des Eaux, 1932) di Jean Renoir, che a sua volta ha un debito con un lavoro originale di René Fauchois.

Sulla stessa trama sono trapiantati dei personaggi completamente diversi dagli originali francesi. Questo è naturale, considerando che Mazursky trasferisce tutta l'azione nell'ambiente ricco di Beverly Hills, dove il libraio borghese e il vagabondo francese di Renoir sarebbero davvero poco credibili. Il libraio diventa un industriale, il signor Whiteman, che costruisce stampelle, e la sua famiglia si propone come specchio sociologico della collettività cui appartiene: la moglie, ossessionata dalla cura del proprio corpo, trascorre l'esistenza tra palestre e centri estetici; il figlio Max, adolescente problematico, comunica con i genitori girando un video dietro l'altro; la figlia Jenny è addirittura malata di anoressia.

Il confronto con l'originale sembra avventato, ma non è difficile scoprire dei punti di contatto.

Il prototipo di Renoir presenta sfumature che non sempre si ritrovano nei suoi film: «il gusto satirico si fa più esplicito, il naturalismo dell'ambiente e dei personaggi si svuota del suo carattere volgare per assumere i toni d'una rappresentazione sfaccettata, solitamente ironica, acre e pungente» (5), e in questo sembra dunque scoprire una coincidenza con il remake.

Jerry (così è ribattezzato il vagabondo di Beverly Hills), nel cercare il suo cane spelacchiato, finisce nella villa dei Whiteman. Disperato dall'idea di non riavere più il suo amato cane, Jerry si riempie le tasche di sassi e si getta nella piscina della ricca famiglia.

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