2.1 Dal modello moderno al modello classico.

Naturalmente i soggetti importati subiscono una forte rielaborazione in grado di assecondare i gusti degli spettatori, nonché le prospettive dei produttori americani.

Francis Vanoye spiega molto chiaramente i meccanismi che si innescano nella migrazione di soggetti stranieri: solitamente i film europei forniscono agli americani «intrecci, idee, personaggi interessanti, ma dialoghi e schemi narrativo-drammatici vengono giudicati inadeguati per il pubblico. Si assiste allora a tipiche trasformazioni da modello moderno in modello classico» (3). Il modello moderno, che nasce in Europa nel cinema degli anni Cinquanta, e già radicato in testi letterari come quelli di Strindberg, Ibsen, Henry James, è caratterizzato da un taglio del personaggio dalle sfumature psicologiche molto complesse. Di solito il protagonista è un individuo in crisi, che raramente può conferire un senso di completezza alla trama. Egli è quasi sempre una vittima del clima alienante della società contemporanea, e ogni percorso che egli compie è una metaforica ricerca di se stesso.

Tutto al contrario il personaggio del modello classico, che presenta un carattere abbastanza definito e funzionale all'azione. In altre parole:

Il modello classico si fonda sul pragmatismo; orientato verso il fine, il risultato: in questa prospettiva, anche l'inconscio può essere integrato nell'azione e costituire un personaggio «pieno». Il modello moderno del personaggio problematico si rifà piuttosto agli schemi esplicativi fondati sull'idea di alienazione, dunque di privazione di sé e delle proprie azioni, sia esse di ordine storico, sociologico (Marx), o psichico (Freud) (4).

Questo chiarisce che le variazioni più sensibili emergono al livello del personaggio e non della trama, che resta invece sostanzialmente identica a quella del film originale.

Citando diversi esempi tentiamo di descrivere il fenomeno con maggiore concretezza.

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