Michael Brashinsky denuncia la fortissima somiglianza tra il film di Craven e quello di Bergman: in entrambi i casi, sostiene, una innocente ragazzina, l’unica figlia di amorevoli genitori, nel fine settimana lascia casa per una gita, accompagnata da una scaltra compagna. Sulla strada, lei è rapita e brutalmente uccisa da una banda di criminali. (Ne L’ultima casa a sinistra la sua amica, Phillips, è assalita e uccisa allo stesso modo, generando una delle poche notevoli deviazioni dall’originale). Fuggendo dal luogo del delitto, gli assassini incappano nella casa della vittima. Qui chiedono ospitalità proprio ai genitori della ragazza uccisa, ignorandone l’identità (una coincidenza ugualmente immotivata in entrambe le sceneggiature). Ma, quando il padre della vittima scopre chi sono i suoi ospiti, allora attua la più spietata vendetta (32).

Secondo Brashinsky, dunque, il presunto remake di Craven segue per filo e per segno la trama del film di Bergman, alla quale è semplicemente aggiunta una massiccia dose di quella violenza adatta ai film horror di serie B. Ma tentiamo di comprendere se davvero Craven ha un debito con il cineasta europeo, pur non potendo negare la forte somiglianza del plot. Basta una nota di Truffaut a sconvolgere i piani:

Quando Hitchcock girò Psyco… quasi tutti i critici (allora) furono concordi nel considerarlo un soggetto triviale. Lo stesso anno Bergman gira lo stesso soggetto (La fontana della vergine) ma ambientato nella Svezia del XIV secolo. Tutti vanno in estasi e gli viene assegnato l’Oscar…; lungi da me voler sminuire questo riconoscimento, insisto solo sul fatto che si tratta dello stesso soggetto (in realtà una versione più o meno cosciente… di Cappuccetto Rosso). La verità è che attraverso questi due film Bergman e Hitchcock hanno espresso mirabilmente e liberato una parte della violenza che è in loro (33).

arrow_back_ios21/33arrow_forward_ios
menu_bookCondividi su FacebookCondividi su WhatsApp