Sono queste le motivazioni che inseriscono Profumo di donna in una precisa poetica d'autore, composta su elementi che nel remake sfumano inesorabilmente.
Il motivo del viaggio, che nel film di Risi si divide in quattro tappe principali (Torino – Genova– Roma – Napoli), e che segue lo «stampo eroicomico, con un approdo nero» (16), è del tutto travisato nel remake americano, nel quale non vi è nulla di picaresco. Il viaggio del tenente colonnello cieco interpretato da Pacino, e dal suo accompagnatore, brucia letteralmente le tappe con un volo diretto a New York. Tuttavia il personaggio che subisce le più evidenti manipolazioni non è il tenente colonnello, ma il suo accompagnatore Charlie, ovvero l'omologo del Ciccio italiano. Il giovane, sin dall'inizio, guadagna un ruolo preponderante, e molta attenzione è dedicata ai suoi problemi nel college, che per tutto il film costituiscono una sottotrama con cui si gettano le basi in grado di garantire un lieto fine. La sottotrama, che è appunto legata alle esperienze del giovane Charlie e che apporta il tocco più evidente del made in USA, ha anche lo scopo di spezzare la monotonia in cui si avviluppa la vicenda del tenente colonnello, slavata proprio di tutti quegli elementi che rendono invece ritmato e gradevole il prototipo italiano. Benché ci siano tentativi di mantenere inalterate le caratteristiche del tenente colonnello Frank, i risultati sono abbastanza timidi. Nel film di Risi vediamo, ad esempio, Fausto/Gassman faccia a faccia con una prostituta di Genova, assistiamo a piccoli dialoghi che aprono finestre sul tormento del protagonista, mentre nel film di Brest il rapporto di Frank con le prostitute non è mai filmato: lo vediamo fare telefonate a luci rosse, e quando decide di andare da una prostituta, la cinepresa rimane nel taxi con il giovane Charlie che ritira in ballo la sua sottotrama.