Possiamo citare un titolo anche per la Germania: Lo studente di Praga, basato sul soggetto faustiano dello scrittore Hanns Heinz Ewers, viene realizzato nel 1913 da Stellan Rye, proprio quando i soggetti d'origine letteraria vengono usati allo scopo di nobilitare la non ancora apprezzata arte cinematografica, e dando così l'avvio, in Germania, al filone noto come Autoreinfilm. Nel 1926 lo stesso soggetto è ripreso da Henrik Galeen e nel 1935 da Arthur Robinson, sempre per la produzione tedesca.
Potremmo continuare a enumerare esempi per ogni nazione, ma è sicuramente chiaro l'aspetto che vorremmo confermare, e cioè la tendenza di ogni cinematografia a mantenere nei propri confini nazionali ogni forma di stratificazione del soggetto.
Voler scoprire degli esempi da analizzare in una cinematografia in cui sono scarsi i remakes, può apparire una testardaggine priva di prospettive e di concreti spunti critici.
Il cinema italiano in particolare non può vantare una pratica del remake intensa, vivace e prestigiosa. Se si eccettuano quelli degli anni '30, qualche titolo episodico negli anni '50 e la variante della parodia frizzante e irriverente (Totò, Franchi e Ingrassia, Tognazzi e Vianello), il panorama è piuttosto desolante (1).
Tuttavia, pur nei limiti che più volte abbiamo ribadito, riusciamo a trovare dei percorsi interessanti i quali, per la maggior parte, si sviluppano attraverso le molteplici versioni di testi letterari famosi. Avremo modo di constatare che i remakes europei hanno sempre un rapporto strettissimo con la letteratura, al punto di porre non pochi problemi sulla loro stessa definizione.