Con La paura mangia l'anima o Tutti gli altri si chiamano Alì (Angst essen Seele auf, 1974), Fassbinder realizza il remake di Secondo amore (All that Heaven Allows, 1955), uno dei melodrammi più riusciti di Douglas Sirk.
Anche quello Fassbinder-Sirk è uno dei binomi nati dall'amore per il cinema, che travalica le barriere generazionali. Eppure, se paragonato a Truffaut/De Palma/Hitchcock, Bogdanovich/Hawks, Wenders/Ray, suscita non poche perplessità, e le reiterate dichiarazioni di stima reciproca non sono sufficienti a rimuoverle. Pur avendo molto in comune (la predilezione per il buio, la cecità, i deboli, gli sconfitti; l'attenzione allo sgretolamento della borghesia, la presenza ossessiva di specchi, l'intensa pratica del teatro, l'analoga formazione culturale e ideologica), sul piano teorico-formale Fassbinder e Sirk divergono considerevolmente, perché fanno un uso in qualche caso antitetico del melodramma (33).
Rispetto al film originale, il regista tedesco apporta alcuni cambiamenti profondi. Trasferisce la vicenda a Monaco, e restringe lo spazio delle riprese in uno squallido quartiere e in angusti interni. «Manca in ogni caso l'“ariosità”, il senso della natura di Secondo amore» (34). L'altra importante variazione, rispetto al film americano, si ripercuote sul carattere dei personaggi. «I due protagonisti non sono tanto dei piccolo-borghesi quanto piuttosto degli emarginati». Da notare anche la profonda differenza tra gli interpreti di Sirk e quelli di Fassbinder; la figura di Jane Wyman, che interpreta un'attraente e ricca signora, contro quella di Brigitte Mira, nelle vesti di una sessantenne decadente, che lavora come donna delle pulizie. Così pure il giardiniere interpretato da Rock Hudson è rimpiazzato dal personaggio di Alì, un immigrato marocchino che stenta ad integrarsi nella società di Monaco.