Il tempo dei gitani, invece, è una sorta di antologia non solo del cinema jugoslavo, ma di tutto il cinema europeo e americano. Per questo Horton presenta il film di Kusturica come un esempio efficace di “world cinema” (adattando al cinema una definizione già radicata nel campo musicale). Effettivamente Il tempo dei gitani ribolle di citazioni. Kusturica mette John Ford e Luis Buñuel sullo stesso carrozzone cinematografico gitano. Questi due estremi rivelano il desiderio del regista di abbracciare contemporaneamente la tradizione classica hollywoodiana e l'avanguardia anarchica europea.

Ritagliando tutti questi elementi eterogenei, un po’ dal cinema europeo, un po’ dal cinema hollywoodiano e un po’ dalla sua cultura tradizionale, Kusturica sembra esprimere il desiderio di imporsi come regista cosmopolita, rendendosi comprensibile a tutti.

Kusturica introduce anche molte citazioni relative ai film jugoslavi che ovviamente, data la scarsa diffusione del cinema nazionale, sono recepite da un pubblico ristretto. Ma questo non costituisce alcun limite. L'aspetto più significativo è che nel contesto del “world cinema” il film di Kusturica dimostra che, pur abbracciando diversi livelli espressivi ricalcati su altrettanti piani culturali, si può arrivare contemporaneamente a pubblici dissimili tra loro. Rinnovando e “traducendo” molti degli elementi dei due film hollywoodiani di Coppola, il film di Kusturica guadagna un alto grado di comprensibilità e di fruibilità, spalancando le porte che consentono l'accesso alla storia e alla cultura jugoslava da parte del pubblico di tutto il mondo. Kusturica costruisce volontariamente le sue allusioni al cinema jugoslavo in modo che possano essere comprese soltanto da chi conosce quella cultura, ma senza nulla togliere al piacere e alle implicazioni che predispone nel film per gli spettatori non jugoslavi.

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