A questo punto potrebbe apparire superfluo indicare anche le differenze sul piano culturale tra i film che stiamo analizzando, ma queste ci aiutano a focalizzare altri aspetti interessanti.
Mentre la trilogia di Coppola rappresenta uno sforzo di legittimare e di assimilare nella società americana gli emigrati italoamericani e i loro discendenti, i gitani di Kusturica vivono ai margini della cultura europea, e lo fanno per scelta. Un'altra appariscente differenza culturale nasce dall'opposizione tra la struttura patriarcale de Il Padrino, incentrata sull'imponente figura di Don Corleone, e quella matriarcale de Il tempo dei gitani, dominata dalla massa corporea di Hatidza, la nonna di Perhan. Questo contrasto ha degli sviluppi rilevanti. Nella struttura patriarcale il padre ha il potere di “benedire” il figlio, e solo così quest'ultimo può considerarsi adulto. Il padre concede simbolicamente al figlio la missione cui l'intera stirpe è destinata, fino al punto che Michael Corleone deve concretamente occupare il posto del padre.
Perhan invece è un orfano che non ha mai conosciuto i propri genitori e che, senza poter ricevere alcun tipo di benedizione paterna, è destinato a vivere in un mondo dall'infanzia “congelata”, in cui egli non potrà essere mai davvero adulto e maturo.
Un ultimo e importante contrasto tra i due film si esprime sul piano religioso. Ne Il Padrino il cattolicesimo è onnipresente, ma soltanto come una nota di carattere relativa alle abitudini e alle tradizioni degli italoamericani. I riti cattolici, nel loro insieme e nelle loro sfumature bigotte, compongono l'espressione più ambigua della morale borghese, almeno secondo la descrizione di Coppola.
Molto più intensa è l'influenza che la fede ortodossa dei Balcani esercita nella pellicola di Kusturica. In questo caso la religione è molto legata al misticismo folcloristico, come nelle scene oniriche di realismo magico.