4.2 Il padrino gitano e il "World Cinema".

Secondo il critico americano Andrew Horton, il film Il tempo dei gitani (Dom za vesanje, 1988) del regista jugoslavo Emir Kusturica, è da considerarsi come un remake che condensa in un unico atto Il Padrino I e II (The Godfather, 1971; The Godfather Part II, 1974) di Francis Ford Coppola.

Più precisamente, Horton sostiene che Il tempo dei gitani sia un “makeover”. Il verbo “to make over” significa “cedere”, “trasferire il possesso di qualcosa”, ma pure “rimodernare”, “rinnovare” (22). Questa definizione, dunque, indica una particolare forma di remake che presenta sensibili variazioni rispetto al prototipo originale a cui il film si ispira. Horton intende così sottolineare che i due film di Coppola non si riflettono nel film di Kusturica soltanto per la struttura narrativa, ma soprattutto perché rappresentano un complesso esempio di storie «basate su fatti realmente accaduti» (23).

Kusturica descrive molto chiaramente le fonti da cui trae ispirazione per il suo film. Riportiamo di seguito la parte fondamentale di una sua intervista, dalla quale prenderemo le mosse per approfondire maggiormente lo studio delle relazioni tra il film di Kusturica e quello di Coppola.

Sono partito da una storia che mi aveva raccontato un ragazzo che era in prigione a Skopje. Viveva con una donna e aveva passato varie volte la frontiera italiana senza passaporto. Mi ha parlato di quello che faceva in Italia, del suo modo di vivere là. La sua storia era autentica e molto interessante, ma non essendo uno zingaro ho voluto conoscere più a fondo la mentalità di quel popolo. Siccome gioco a pallone, mi sono inserito in una squadra locale di Skopje, in un quartiere dove vivono cinquantamila zingari. A poco a poco mi sono fatto degli amici e ho compreso il loro modo di vivere. E' gente molto complessa. All'inizio volevano allontanarci dalla loro comunità perché hanno paura degli stranieri, un po’ come i neri di Harlem.

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