Da un cattivo sai sempre cosa aspettarti, invece un buono troppo buono ti spiazza sempre. I buoni troppo buoni sono devastanti. Volevo essere un po’ buono e un po’ cattivo, senza esagerare troppo di qua o di là. Volevo un sacco di difetti, volevo un po' di amore e un po' di odio. Insomma, desideravo un futuro da amabile stronzo: era quella la mia reale vocazione. Pregai i miei genitori di esimermi dal catechismo, ma non acconsentirono: «Come ti viene in mente! Devi fare la comunione!»

 

Sulla strada che portava alla chiesa c’era la piccola officina di Ruggero.

«Posso guardare come ripari le macchine?» domandai.

Ruggero si sfilò la sigaretta dalle labbra, disse: «C’è poco da guardare, ma se ti siedi lì e stai zitto per me va bene.»

Ogni settimana invece di andare a catechismo mi sedevo su una pila di pneumatici usati e guardavo Ruggero che smontava e rimontava pezzi di automobili. Ruggero parlava poco, spariva sotto le automobili lasciando spuntare solo le gambe, usava bestemmie come fossero attrezzi al punto che ancora oggi ho il dubbio che siano più efficienti dello svitol. Forse avrei pure imparato qualcosa sui motori se per sventura un giorno non mi fossi trattenuto più del solito. La catechista dalla strada mi sorprese seduto sugli pneumatici: «E tu che ci fai qui?»

I miei genitori furono subito informati, mi fecero una scenata assurda, soprattutto perché sulle pareti dell'officina c'erano i calendari con le donne nude.

«Perché ti fermavi all'officina di Ruggero, eh? Vuoi fare il meccanico da grande?»

«No!»

«Allora sarà sicuro per i calendari!» disse mia madre portandosi una mano davanti alla bocca.

 

Fui forse il primo ragazzino di Sarniana bocciato a catechismo, onta della mia cattolica famiglia, ma almeno non mi costrinsero a proseguire negli anni a venire. Da allora ho nel naso l'odore di legno e di incenso delle chiese che ancora oggi mi fa stare male e mi tiene lontano dalle cerimonie.

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