È che mi sentirò sempre una merda per essere andato alla festa senza di te quella sera. Non me lo perdonerò per il resto della vita. Ci penso continuamente, è il mio tormento, se tornassi indietro…»
«È vero, sei stato proprio uno stronzo. Però non puoi tornare indietro. Sono morta ormai.»
«Sì ma permettimi di dirtelo: se tornassi indietro quel giorno sarei rimasto con te, avrei telefonato, avrei inventando una scusa qualunque per dire che alla festa non ci saremmo andati e poi avrei ordinato due pizze, e avremmo passato il pomeriggio sul divano a guardare la tivù.»
Lei ride: «A forza di ordinare due pizze anche tu stai ingrassando, ti sei visto?»
«A me piacevi anche con i chili in più. Te l’ho mai detto?»
«No.»
«Però tu lo sai che ti amo, vero?»
«Certo che lo so. Anche questo però non me l'hai mai detto. L'ho capito solo da come mi guardavi, a volte. O forse me lo hai detto quando ero già in coma.»
Lui si alza in piedi e si guarda allo specchio, si scontra la figura di un uomo imbolsito e spettinato che indossa una vestaglia blu, stretta e un po’ sdrucita.
«Un tempo non tenevi mai la barba così lunga» dice lei, poi scoppiando a ridere aggiunge: «Fai davvero schifo, lo sai?»
«Già.»
«Che fai allora, esci?»
«No, ordino due pizze.»
«Dovresti uscire invece, stare un po’ con gli amici e…»
«Non ne ho voglia, preferisco due pizze.»
«Anche stasera?»
«Sì, tu che pizza vuoi?»
«Fai come ti pare, tanto la mangi tu.»
«Dai! Dico, se tu fossi davvero qui, che pizza vorresti?»
«Lo sai, la solita margherita. Ma attento che se continui così anche tu non avrai più niente da mettere.»
Tutti e due scoppiano a ridere.
«Hai ragione» dice lui, «se continuo così andrò in vestaglia anche al lavoro.»
Pochi minuti dopo lui torna nel soggiorno, si siede sul divano, stende le gambe sul tavolino da fumo e accende la tivù. Anche lei ha indossato una vestaglia, lo raggiunge e gli si sdraia accanto, poggiando la testa sulle sue gambe.
Questa è una storia di fantasia
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