«C'era una perdita non lontano da qui» ho detto.
«Ma qui era chiusa la condotta, come mai?»
«L'avevo chiusa io per impedire che arrivasse acqua sporca.»
«Quando l'hai chiusa?» ha domandato uno degli anziani. Ho tagliato corto: «Signori, scusate ma vado di fretta. Mi hanno segnalato un altro guasto. Qui è tutto a posto.»
Ho caricato gli attrezzi sul furgone, ho telefonato a Francesca: «Sono qui, sotto al cortile. Ho riparato il guasto. Dimmi per favore se arriva l'acqua.»
«Aspetta un momento, controllo.»
Ho ascoltato i suoi passi, il rumore di una porta che si apriva, l'acqua che fluiva dal rubinetto.
«Sì, ora l'acqua arriva. Sei davvero un uomo ridicolo. Le tue sono piccole vendette di un piccolo uomo.»
«Okay, ora basta per favore! Puoi farla affacciare?»
«Sia chiaro che lo faccio per lei, non per te. Aspetta un momento.»
Sono rimasto a guardare la fila dei balconi del terzo piano. È apparsa prima Francesca, poi nostra figlia.
«Bravo papà! Bravo! Hai fatto tornare l'acqua!»
«Ciao Anna! Tutto bene?»
«Sì papà!»
«Ci vediamo presto, okay? Te lo prometto.»
Anna ha soffiato un bacio sul palmo della mano. Ho finto di afferrarlo al volo, come fosse una farfalla, l'ho messo in tasca. Nei limiti della distanza, ho cercato un sorriso sul suo volto. Francesca non ha mai diretto lo sguardo verso di me.
«Sei tu quello dell'acqua?» ha domandato una voce alle mie spalle. Era un signore molto anziano, poggiava tutta la propria storia su un bastone, aveva due tagli al posto degli occhi e capelli bianchi esplosi sui lati della testa lucida.
«Sì, sono io, perché?»
«Nel mio appartamento non arriva nemmeno una goccia! Dico, proprio niente.»
«Mi spiace. Non dipende da questa conduttura, ora l'acqua c'è.»
«Da me non arriva, dico, puoi venire a dare un'occhiata per cortesia?»
«Non è compito mio gestire l'idraulica interna, sono desolato. Il regolamento lo vieta. Il mio lavoro si esaurisce ai contatori. Dovrebbe chiamare un idraulico.»