Con venti gettoni potevi forse pure salvare la tua difficile storia d'amore, ma alla fine avevi sempre un gettone meno del necessario e la caduta di quest'ultimo faceva lo stesso rumore di una ghigliottina. Fuori dalla cabina c'era sempre un tipo che aspettava borbottando e ti guardava con ostilità quando ti allontanavi.
Alcuni bar avevano il telefono a scatti. Potevi risparmiarti il fastidio dei gettoni, ma durante tutta la telefonata eri attanagliato dall'ansia di dover lasciare mezzo stipendio alla cassa, e senza alcuna garanzia di riuscire a sanare quella difficile storia d'amore.
Nel 1981 Lucio Dalla cantava Telefonami tra vent'anni. Non sapeva quante cose sarebbero cambiate. Già verso la seconda metà degli anni Ottanta gli apparecchi telefonici con tastierino numerico erano abbastanza diffusi. Il design offriva diverse varianti di forma e colore. Il telefono era presente in quasi ogni casa e la vicina non ti salutava manco più quando la incontravi per le scale.
Negli anni Novanta le cabine telefoniche avevano un colore rosso-arancio e il gettone, prossimo alla pensione, lasciava il posto a schede magnetiche dalle grafiche variegate e fantasiose che diventavano presto oggetto da collezione.
I primi telefoni cellulari erano ingombranti e con scarse funzionalità: nuovi status symbol dalle costosissime tariffe, con batterie grosse come mattoni e la durata di un addio. Ma pian piano i cellulari diventarono sempre più piccoli e sempre più accessibili, inoltre offrivano quella nuova fantastica possibilità di inviare SMS. Iniziava davvero una nuova era: nel giro di un decennio il telefonino era l'oggetto tecnologico più diffuso nella società italiana. Ce l'aveva pure l'ormai anziana vicina di casa.
Con i primi cellulari provavi vergogna a rispondere in pubblico.
Questa è una storia di fantasia
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