Non ho esitato, sono entrato nel negozio: «Avete cappelli da donna a larghe falde?»

La signora del negozio me ne ha mostrati diversi. Su consiglio di mia moglie ho scelto quello di tela bianca con l'ornamento blu scuro. Due giorni dopo ho consegnato un pacco piuttosto grande a Olga, lei era sulla panchina con le altre signore.

«È per me?»

«Sì Olga, è per te.»

Olga ha scartato la scatola e, aiutata delle amiche, ha tirato fuori il cappello. L'ha osservato a lungo prima di metterselo in testa. Le amiche le facevano i complimenti per come le stava, lei sorrideva. Una delle amiche ha detto: «Qui c'è davvero tanto sole, ti è anche utile!»

«Sì c'è davvero troppo sole,» ha detto l'altra, «spostiamoci su quella panchina, lì c'è ombra.»

Con molta lentezza, accompagnate dal cigolio dei deambulatori, le signore si sono avviate verso la panchina immersa nell'ombra del grande ulivo. Siamo rimasti solo io e Olga, mi sono seduto accanto a lei, ha detto: «Indossavo sempre un cappello come questo quando Ruggero mi portava a vedere la vallata.»

«Chi è Ruggiero?»

«Era mio marito. Non te ne ho mai parlato?»

«No, mai.»

Lei guardando lontano ha detto: «È stato per tutta la vita un uomo molto rude, non mostrava affetto, non mi faceva regali, era silenzioso, cupo... Però spesso mi portava a guardare la vallata, stavamo accanto l'uno all'altra senza dire una parola e, non so come, erano gli unici momenti in cui riuscivo a sentire Ruggero davvero vicino. In pubblico non mi abbracciava mai. Ho temuto per tutta la vita che non mi volesse bene. Non mi sono mai sentita amata. Ma prima di morire, quando stava da solo nel letto di ospedale, si è preoccupato di lasciarmi le indicazioni per la manutenzione della caldaia.»

«Quelle che tieni sul comodino?» ho detto.

«Sì quelle. Hai letto l'inizio di quella pagina?»

«Mah, distrattamente, non ricordo.»

«Inizia così: "Affinché tu non prenda freddo"» ha detto Olga, donandomi tutta la profondità del proprio sguardo.