Un esercizio, dunque, più che altro, ed indirizzato specialmente alla definizione puntigliosa, some sempre in Losey, del “décor” e d'altronde si è trattato di un lavoro su commissione (40).
Losey trova perciò la soluzione nello svuotamento totale di ogni reminiscenza, di ogni probabile riferimento presente nella pellicola di Lang.
Nell'esaminare il film di Losey, sorge quindi spontanea una domanda: esiste in America una situazione politico-morale analoga a quella della Germania del dopoguerra? E, ammesso che almeno in parte esista, appare tale situazione dall'odissea di questo nuovo omicida psicopatico? La risposta è che “M” americano non è, neppure in parte, uno specchio della società americana. L'assassino di bambine è soltanto un caso clinico, laddove nel film di Lang era sì, un caso clinico, ma anche il frutto di una società tarata. Losey ha trascurato quindi l'indagine dell'ambiente accontentandosi di trarre dalla vicenda tutto il “brivido” che se ne poteva trarre (41).
Tuttavia, conoscendo la rigidità con cui le produzioni cinematografiche americane influiscono sul film, sarebbe azzardato limitare esclusivamente alla poetica del regista le responsabilità di un simile esito.
Bisognerebbe scoprire il punto in cui le proposizioni del regista cozzano con le esigenze economiche e sociali della produzione. E la produzione, chiaramente, agisce come primo filtro attivo tra il film e la società, il target, cui il film stesso è destinato. In sostanza quello che ci stiamo chiedendo è se potrebbe mai esistere un film americano dall'aspetto totalmente europeo, soprattutto nel caso di un remake basato su un soggetto d'oltreoceano. Per verificare tutto questo, possiamo analizzare proprio due opere che Fritz Lang realizza durante il suo periodo americano, e precisamente i remakes di due film francesi di Jean Renoir.